Luca Marcellin fa il bis e ci dà un altro appuntamento. Nato sotto la costellazione della Mixology, è il nuovo locale firmato dall’abilità e dal genio dell’ormai noto barman professionista che sta contribuendo ad arricchire di valori, sapori e sensazioni l’esperienza meneghina del buon bere.
Il primogenito drinc., a poche centinaia di metri di distanza, prometteva Cocktail & Conversation: ed effettivamente, tra provocanti sperimentazioni ed eccentriche rivisitazioni di Martini e Negroni, riesce quasi spontaneo parlare anche con i muri.
Quello al civico 13 di via Francesco Hayez si presenta con una veste diversa: un bel po’ di metri quadri in meno, pochissimi coperti (18 in totale). E l’ennesimo menù da provare. Nonostante qualcosa sia cambiato, potete star tranquilli: le intenzioni di stupire e di far star bene la clientela sono rimaste invariate.
Per dare forma al drinc.different è stato sacrificato il concetto di ordinarietà, poi sono stati dilatati e forse un po’ distorti i confini di secret bar, di speakeasy. Et voilà, ecco il risultato: un luogo (inevitabilmente) unico nel suo genere. Cocktail bar fuori, rivoluzione dentro.
Varcata la soglia, si è avvolti da un’atmosfera intima ma internazionale che catapulta in giro per il mondo: dall’east side di Milano all’America del jazz, passando per il fascino misterioso di Londra. Cromia, dettagli e forme rigorosamente morbide del concept design esplorano la moda femminile di altri tempi, riportando indietro ai gloriosi anni ’20 e ’40 del Novecento, quando la Swing Fever faceva ballare tutti.
Sono proprio i ritmi incalzanti e la sana “follia” del genere i pilastri su cui il locale fonda la sua filosofia. Specchio di queste caratteristiche è la drink list: un battaglione di proposte curiose, la cui complessità è messa in evidenza sia dagli accostamenti degli ingredienti, sia dallo studio accurato del naming, che fa scappare sempre un sorriso. Lady D, ad esempio, è eleganza e originalità data dall’incontro tra homemade Apple Jack alla mela e pepe giamaicano, con lime, miele di dattero e bianco d’uovo pastorizzato. Stand by me my friend è, invece, sorpresa e intensità: unisce la potenza del cognac e del whiskey al sapore armonico del triple sec Pierre Ferrand dry curacao, di un syrup al tè verde e del bitter al cioccolato.
Insomma, non si parla di semplici cocktail, ma di racconti, stati d’animo e visioni di mondo concentrate in bicchiere. Essenze che si possono assaporare in posizione privilegiata seduti attorno al bancone, per una sorta di tête-à-tête con l’estro del mixologist, mentre le note di musiche di sottofondo coinvolgenti risuonano nell’aria. Il trucco? Magari prenotare con un minimo d’anticipo. In cambio, siamo sicuri trascorrerete una serata difficile da dimenticare.