Uno spazio che non ti aspetti, un antro incantato custodito in un palazzo d’epoca nel cuore dello storico e vivace quartiere San Marco a Milano. Il ristorante La Gioia stupisce al primo sguardo: all’ingresso si è accolti da un lungo e ben fornito bancone bar in stile retrò per chi, prima del pranzo o della cena, desidera bere un cocktail o un calice di vino e rilassarsi ancora un po’ in questa atmosfera conviviale. Da qui si entra in una grande sala, a metà tra una (spettacolare) casa privata e una serra: sul soffitto è stato ricreato un effetto travi a vista, su cui si arrampica una fitta vegetazione che poi ricade scenograficamente sulle pareti. Queste ultime straripano di vita, di memorie e quotidianità: ogni centimetro quadrato è occupato da specchi, dipinti, piatti, mensole ricolmi di oggetti, vasi di fiori, lampade, mentre grandi nicchie a tutt’arco custodiscono decine di bottiglie di vino d’annata. Ne consegue un’ambiente caldo, vissuto e rassicurante, che riesce a mettere immediatamente a suo agio il cliente e allo stesso tempo a risultare curato, mondano ed elegante.
Il menù, basato sull’utilizzo di materie prime d’eccellenza, tutte lavorate in casa, si orienta su una proposta italiana tradizionale, con qualche influenza internazionale e un tocco contemporaneo. Il menù è un inno alla cucina sempre in subbuglio delle nonne di tutte le regioni: tra gli antipasti, la burrata e pappa, un riuscito matrimonio tra due tradizioni che tante soddisfazioni regalano al palato, la toscana e la pugliese, il patanegra dei Nebrodi o l’uovo e tartufo.
Ma la particolarità de La Gioia è quella di avere in carta anche tante proposte di pesce, per chi vuole tenersi più leggero senza rinunciare al gusto, come la tartare di tonno rosso con pomodoro Camone e cipolle di Tropea, la king crab salad con datterino, avocado e olive taggiasche o la battuta di gamberi Mazara. Tra i primi spicca quello che è uno dei signature dishes del locale, la cacio e pepe, servita direttamente in una forma di pecorino romano crosta nera stagionato 36 mesi, a cui i veri gourmet possono aggiungere una grattata di tartufo nero uncinatum. Ma chi vuole proseguire col sapore di mare può optare, fra le altre cose, per le linguine monograno felicetti all’astice. Per quanto riguarda i secondi non mancano i classici regionali come la costoletta alla milanese, i piatti sempreverdi che mettono tutti d’accordo, come la tagliata, con qualche incursione oltralpe come lo Chateaubriand, l’astice al Beurre Blanc o il tonno e fois gras.
I dessert si assestano sulla tradizione: imperdibile il classico tiramisù con crema al cioccolato preparata dallo chef e servita al momento e il rinfrescante sorbetto al limone, una gioia per gli occhi oltre che per il palato perché viene teatralmente mantecato e ultimato al tavolo davanti agli occhi del commensale.