“Che si dice al Fiorio?” soleva dire il re Carlo Alberto ogni mattina, che sostanzialmente significava “cosa succede in città?”. Salottino aristocratico ed emblema della vita cittadina in cui si sono incrociate grandi personalità del passato, il Caffè Fiorio era ed è tutt’ora uno dei simboli della Torino sabauda in cui madame, intellettuali e nobili si incontravano per discutere concedendosi una buona tazza di cioccolato.
Dalla trafficata e affollata via Po’ vi basta fare un passo per essere catapultati nella metà dell’ottocento. Fra enormi specchi, sedie foderate di velluto, stucchi dorati e pareti tappezzate non è difficile immaginarsi Cavour, D’Azeglio o Balbo impegnati in una conversazione politica mentre si gustano un tradizionale Bicerin o un caffè. Provate a sentirvi anche voi un po’ nobili signori d’altri tempi in un locale che vi invita a sedervi con la Storia, ad ammirarla e in un certo senso anche a gustarla.
Perché qui è la tradizione a farla da padrone e se sentirete parlare di Fiorio sarà sicuramente per due cose: i gelati e la cioccolata in tazza. I primi, conservano il segreto della stessa ricetta secolare che li fece amare da Nietzsche durante il suo soggiorno torinese. Una leggenda metropolitana suggerisce addirittura che qui fu inventato il “cono da passeggio” e un’altra ancora attribuisce al Fiorio il merito di aver abbattuto il tabù che vietava alle donne di mostrarsi in pubblico con un cono gelato in mano. Aneddoti a parte, rimane il fatto che un assaggio di questo gelato proveniente da un’altra epoca sia categoricamente d’obbligo.
Così come lo è la celeberrima cioccolata in tazza che qui diventa una vera e propria esperienza. Miscelata secondo l’autentica tradizione torinese questo tipo di bevanda è sempre stata considerata come un “rito” per il quale sono necessari “oggetti speciali e di buon garbo” per gustarsela al meglio e come momento di convivialità per prendersi del tempo per rilassarsi e chiacchierare. Qui da Fiorio viene fatto tutto secondo i criteri di questo rito sabaudo, dal quale vi consiglio vivamente di farvi coinvolgere, scegliendo fra l’ampia gamma di gusti: alla cannella, fondente (in diverse misure), all’amaretto e ovviamente l’immancabile giandujotto.
Abbandonatevi alla storia e alle dolcezze di questo indirizzo magico attraverso una vera e propria full immersion nella sabaudità, anima e gusto del capoluogo piemontese.