Va bene, vi precedo: in merito agli spazi verdi si dice sempre che Milano non sia New York e che nemmeno assomigli a Londra. Ma anche Milano ha i suoi parchi, tutti – o quasi – caratterizzati da storie antiche, che ci ricordano di quando la nostra città era un bosco. I primi Giardini Pubblici della città per oltre due secoli sono stati chiamati giardini di Porta Venezia o giardini di via Palestro, e sono meglio noti come il parco di Porta Venezia. Dal 2002 sono stati ribattezzati grazie al famoso giornalista e saggista che soleva trascorrere qui gran parte del suo tempo, meditando o lavorando. Dall’ingresso di piazza Cavour è possibile scorgere una statua che lo rappresenta. Stiamo parlando di Indro Montanelli.
Inaugurati nel 1784 dall’amministrazione asburgica, furono il primo parco milanese espressamente destinato allo svago collettivo. Nel XVIII secolo l’area era un appezzamento di terreno pianeggiante, di proprietà della famiglia Dugnani, suddiviso in orti da coltivare in affitto. Per questa funzione era attraversato da una rete di corsi d’acqua dei quali rimangono tracce visibili tutt’oggi nei laghetti e canaletti ancora presenti. Nella stessa area sorgevano anche due monasteri.
Nel 1780 l’arciduca Ferdinando d’Asburgo-Este incaricò l’architetto Giuseppe Piermarini di trasformare l’area in un parco pubblico, inglobandovi anche gli spazi acquisiti dei due monasteri, entrambi con propri giardini. Il progetto – in pieno stile di un giardino alla francese – prevedeva aiuole geometriche e ampie prospettive di viali alberati e includeva una doppia scalinata monumentale che saliva ai Bastioni.
Nel 1881, in occasione dell’esposizione universale, vennero ulteriormente ampliati verso il lato di via Manin, seguendo la nuova moda del giardino paesaggistico all’inglese, con alture, ruscelli e laghetti artificiali, inglobando l’intera proprietà Dugnani, compreso il palazzo seicentesco che affaccia su via Manin.
All’interno dei Giardini Pubblici sorgono alcune importanti sedi attrattive: il meraviglioso Civico Planetario “Ulrico Hoepli”, progettato dall’architetto Piero Portaluppi nel 1929; il Museo civico di storia naturale, progettato nel 1888 da Giovanni Ceruti e il già citato Palazzo Dugnani, sede dei matrimoni milanesi celebrati con rito civile.
Tra le varie destinazioni questo parco divenne anche la sede dello zoo comunale, protagonista della famosa canzone di Jannacci (“Vengo anch’io. No tu no”), definitivamente chiuso nel 1992 su protesta degli ambientalisti. Sul Monte Merlo, in un edificio in stile eclettico progettato nel 1863 da Giuseppe Balzaretto si trova il “Padiglione del caffè”, diventato una scuola materna dopo il restauro del 1920.
Molte le specie arboree presenti: abeti, aceri, il bagolaro, il falso cipresso sulle rive del laghetto, i cedri del Libano e dell’Himalaya, la metasequoia, con un esemplare monumentale, il faggio, il ginkgo biloba, un lungo filare di ippocastani, il liquidambar, la magnolia, gli olmi e i platani, il pruno, la quercia rossa, la sofora, lo spino di Giuda e il tiglio e chi più ne ha più ne metta. L’Associazione didattica museale organizza visite organizzate per un percorso botanico.
Ai cani sono riservati due spazi recintati per 10.600 metri quadrati. In estate qui si svolge la rassegna cinematografica all’aperto “Arianteo” ed è qui che si svolge la mostra mercato floro-vivaista di Orticola. E se voleste fare un invito equivoco a qualche fanciulla, potete sempre chiederle di vedere la collezione di farfalle nel padiglione “Oasi delle farfalle”.
I Giardini hanno diversi accessi: da Corso Venezia, da via Palestro, dai Bastioni, da Via Manin. I Giardini Pubblici sono un habitat eterogeneo, caratterizzati da vialetti alberati, raggruppamenti di specie di piante diverse, laghetti e piccoli corsi d’acqua, fontane, scalinate e montagne artificiali che creano uno spazio mai monotono o noioso.
Ed è proprio questa diversità che li rende estremamente affascinanti nella stagione autunnale, la stagione con i colori più emozionanti. Quando al mattino presto il pianeggiante regala quella misteriosa nebbiolina che quasi ovatta anche i rumori della città.
Ai giardini è impossibile sia annoiarsi che non rilassarsi, a ogni età e per ogni preferenza: ci sono diverse aree giochi attrezzate per i bambini, i pony da cavalcare, il trenino sulle rotaie, la giostra. Ci sono gli affezionati del fitness che corrono e fanno esercizi improvvisando palestre all’aperto; ci sono cani che si ritrovano in ogni aiuola, annusandosi, correndo a “perdilingua” e i rispettivi padroni che fanno amicizia; ci sono organizzatori di picnic e festicciole nelle aiuole o nell’apposita area attrezzata con tavoli verso il lato di via Manin; ornitologi che osservano e sfamano le papere del laghetto; o semplici meditatori e lettori di quotidiani.
Il parco è un continuo sali e scendi, montagnette artificiali e sentieri in pendenza nonché è un’ottima scorciatoia per attraversare la città. Insomma, sono sicura che per un motivo o per l’altro sarà facile incontrarsi da quelle parti.