La famiglia Liu è una certezza per quanto riguarda la gastronomia dell’estremo oriente di altissimo livello a Milano: suoi il ristorante giapponese stellato Iyo, Iyo Omakase ed i molto chic Gong e Ba. Parte fondamentale di questo gruppo, che ha fatto della gastronomia asiatica un piccolo capolavoro di gusto, è AALTO la cui le cui portate haute cuisine sono il risultato, come lo stesso imprenditore Claudio Liu conferma, di una cucina “Libera da ogni definizione o modello prescritto. È libera di essere italiana, giapponese, entrambe le cose o nessuna delle due. Non tracciare confini esprime la possibilità di superarli.”
La sua visione e i piatti d’autore preparati dallo Chef giapponese Takeshi Iwai hanno portato il ristorante ad ottenere nel 2021 una Stella Michelin confermata ogni anno dalla Guida omonima, edizione del 2024 inclusa. Situato al primo piano della Torre Solaria in piazza Alvar Aalto, nel moderno distretto di Porta Nuova, AALTO completa ed impreziosisce questo quartiere ormai sinonimo di una Milano sempre più internazionale, vivace e all’avanguardia. Lo spazio della location di 320 mq, riflette la sua anima di cucina libera: gli interni di pregio e grande effetto estetico sono stati progettati dall’architetto Maurizio Lai in cui combinazioni sapienti di materiali naturali, legno di noce, porfido, ottone e cuoio portano materia e superfici a comporsi e scomporsi in un dinamismo senza interruzioni.
Scontato dire che il ristorante riesca ad affascinare dal primo istante ma il suo charme non finisce certo qui: i tavoli della sala, in legno di noce, compongono lo spazio come un’ordinata scacchiera mentre sulla loro superficie sono stati posti dei tasselli decorati in ottone per evidenziare le parti in legno del piano. Punta di diamante di AALTO però sono i piatti realizzati da Chef Iwai dove creatività ed assenza di limitazioni geografiche si concretizzano attraverso materie prime, tecniche, ricette e richiami culturali intercontinentali. Ogni composizione gastronomica non nasce da contaminazioni perché non ha appartenenze ne origini, non potrà definirsi nemmeno fusion perché non ha un vero paese di provenienza nonostante le influenze del Sol Levante di Chef Iwai siano evidenti nell’estetica e nella metodologia.
Estro e fantasia ai fornelli si intrecciano sia con ispirazioni orientali che con i principi fondamentali della cucina italiana garantendo un effetto sorpresa in cui nulla è come sembra. Provate lo Spaghetto alla tsukemen con parmigiano e mazzancolla, il Raviolo all’oro o il Takikomi gohan – riso al vapore in stile giapponese con carbonaro nero d’Alaska, battuta di carne e zenzero: ogni portata rende immediatamente chiaro il perché della Stella Michelin. Il concetto di zero confini di AALTO vale anche per la carta del beverage, ricca di raffinate etichette. La cantina su misura a parete, tra le più grandi mai realizzate, collega la sala alla cucina a vista: 3,5 metri per 10 metri, può ospitare fino a 1.600 bottiglie, divise secondo 6 diverse zone di temperatura.
Disponibili ben 700 referenze con un’ampia selezione di immancabili sake, vini italiani e provenienti dall’Europa e dal resto del mondo, biodinamici e naturali inclusi. Per un’esperienza di ristorazione completa in grado di andare incontro ad ogni preferenza di gusto sarà possibile accompagnare il vostro pranzo o la vostra cena anche con tè, distillati, liquori e whisky. AALTO Cucina libera è un invito ad aprire i vostri sensi ad un viaggio di sapori, profumi e colori che racconta, conquista e, soprattutto, non si dimentica.