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“From Italy to the world” cita lo slogan di Iter e, difatti, dall’Italia si è volati prima ad Amsterdam tra tulipani e mulini a vento per arrivare, i primi di settembre, oltreoceano, sino a Panama, il paese sull’istmo che collega l’America centrale a quella meridionale e che vede l’Atlantico e il Pacifico “baciarsi”, come amano raccontare poeticamente gli autoctoni.
Così dopo lo Stivale e il Nord Europa, arriva in via Fusetti l’ispirazione caraibica che, tra i tipici copricapi panamensi alla parete, fotografie e nuove divise prese in prestito dalle cantine dell’ultracentenario Ron Abuelo, accontenterà anche tutti quelli che lamentano la mancanza del mare a Milano.
Dalla tovaglietta del menù olandese si passa a un formato che simula i registri d’ingresso panamensi nelle navi. E poiché a Panama si usa una doppia valuta, il balboa e il dollaro statunitense, per la prima volta il menù è riportato in doppia lingua, anche per agevolare la lettura degli ospiti appena approdati a Panama da Iter.
I 9 cocktail nella drink list, studiati dal bartender Idris Conti, raccontano Panama tramite i tre periodi storici che ha vissuto: nativo, coloniale e moderno. Sipu, Pimento e Poco Coco ricordano l’epoca in cui le popolazioni indigene panamensi vivevano dei frutti della natura in armonia con le divinità. Nei drink troviamo, infatti, frutta e materie prime tipiche del territorio come cocco, mais viola e pimento.
Il periodo coloniale è raccontato attraverso Fresa, Old Panama e Balboa (il primo esploratore ad aver messo piede sull’istmo), cocktail che introducono prodotti importati dai conquistatori come fragola, caffè, brandy e marsala. Concludono la drink list Ketchup for a drink, So Sorrel e Las Margaritas per l’era moderna. Gli americani portano a Panama la loro influenza culinaria ed ecco che nei cocktail compaiono prodotti cult della cultura a stelle e strisce come il ketchup.
Oltre al classico menù alla carta composto da tre piatti e un dessert, che rivisitano in chiave nostrana ricette panamensi, si è aggiunto un menù degustazione: tre piatti abbinati a tre rum della cantina Abuelo, dal più morbido al più speziato. I piatti della degustazione portano in Italia l’esperienza vissuta dai naufraghi di Iter sull’isola di Cayos Limones. La prima ricetta è un classico piatto da recovery per combattere l’hangover (“quello che succede a Cayos Limones, rimane a Cayos Limones”) e, per concludere il pasto, il dessert a base di cocco, banana, acqua di mare e cenere, che ricorda un falò in spiaggia all’imbrunire.
Iter cambia vesti ogni sei mesi ma non rinuncia ai suoi grandi classici come la Domenica dalla nonna. Ma una piccola novità c’è anche su questo fronte. Da quest’anno ogni due settimane ospiteranno le ricette di nonne internazionali. Le prossime incursioni? Una granny dagli States e una grand-mère francese.
Per quanto riguarda i fuori menù giornalieri potete confidare su piatti italiani in equilibrio tra tradizione e contemporaneità. Italiano è anche il 99% della bottigliera di casa Iter che, fatta eccezione per il posto d’onore riservato a Ron Abuelo, vanta solo bottiglie dello Stivale.
Che ne dite di un biglietto a/r destinazione Panama senza scali e, soprattutto, senza jet lag?
Nota dell’editore: è con orgoglio che ti informiamo che questo articolo è sponsorizzato da Maio S.r.l. e promosso da FLAWLESS.life . Ti ringraziamo per supportare gli sponsor che rendono Flawless Milano possibile.