Sguardo incantato e un’espressione da “Wow” si leggono in faccia non appena iniziano a servire un piccolo omaggio della casa. Un preludio culinario che lascia senza parole: “E se questo è soltanto l’inizio, cosa mai staranno creando di là nelle cucine?”. Siete nel vecchio fienile dell’Azienda agricola La Costa, oggi diventato il ristorante Galbusera Nera, al civico 2 dell’omonima via a La Valletta Brianza, in provincia di Lecco, e solo ora vi state rendendo conto che le sorprese non mancheranno per questa sera.
Ma facciamo un piccolo passo indietro nel tempo, prima di avventurarci tra camomilla, erbe spontanee e aromatiche del parco, pomodoro, cipolla, peperone, melanzana, cetriolo, paprica, pesce di lago, salmerino, trota salmonata e albina, lucioperca, uovo di selva, farina di segale e farro, yogurt, albicocca, nespola e cacao. Siamo nel 1992: Giordano Crippa, grazie al suo grande amore per il territorio brianzolo, acquista il vecchio rudere di Cascina Scarpata e i terreni annessi in una location mozzafiato.
Si trova su uno dei crinali del Parco naturale di Montevecchia e della Valle del Curone. È tutto bosco e rovi, ma lui, temerario e lungimirante, ferma l’avanzamento selvatico per favorire la crescita di vigneti, ripristinando gli storici terrazzamenti. Un investimento, quello fatto da Crippa, che porterà tutta la sua famiglia, nel corso degli anni, a vivere un’avventura agreste, appassionata e creativa. Una famiglia unita da grandi passioni, come quella per il vino, per i cavalli e per il cibo slow, per l’agricoltura sostenibile locale e stagionale, per l’ospitalità e l’accoglienza, per il saper fare e ricevere.
Una storia che cattura e affascina la loro, che vi porterà a essere seduti proprio in quel vecchio fienile. Due enormi vetrate regalano una vista meravigliosa: siete dentro al parco. Solo boschi, filari di viti e ulivi intorno a voi. Tutto è perfetto, sia fuori che dentro. Credenze e madie, paioli e mestoli in rame hanno il sapore di nonna, la luce delle candele sui gradini e sulle mensole in sasso accompagna lo sguardo su vecchi tavoli in legno, imbellettati a dovere con lino, cotone, porcellane, argenteria, cristalli e fiori di campo.
Lasciatevi stupire dallo chef Marco – “il Morris” – e ordinate uno dei suoi menù degustazione oppure scegliete voi dalla carta le sue creazioni: in ciascun piatto troverete non solo ingredienti di qualità, scelti con cura e attenzione, ma anche una grande professionalità. Una maestria culinaria creativa (quella che porta a ricercare la perfezione dei sensi nell’abbinare, assemblare e comporre fra loro i vari ingredienti) che non lascia indifferenti. Il risultato? Inaspettato, capace di appagare l’esteta che è in voi.
E poi, booom! Quei bellissimi piatti, ovvero quelle pennellate di pura arte che avete apprezzato con gli occhi, ora vi esplodono in bocca. Tra gusto e olfatto è magia. Chiudete gli occhi e visualizzate il parco, sentitelo pulsare dentro di voi, con i suoi boschi e i suoi sentieri, tra filari di viti e ulivi, tra erbe selvatiche e piccoli frutti. Scorgerete persino l’Adda, quel ramo del Lago di Como che volge a mezzogiorno e le Prealpi lombarde.