I Bagni Misteriosi di Giorgio de Chirico sono semplicemente meravigliosi. E non è abbastanza: straordinari, sorprendenti. La Triennale – datata 1923 – è uno dei musei di riferimento della città ed è caratterizzata da una candida e imponente architettura del periodo che ospita le più importanti esposizioni di arte contemporanea e non solo. Al suo interno, inoltre, un ristorante ed una libreria super fornita.
Oggi però andiamo a curiosare sul retro del museo. “Sul retro?!” Vi chiederete. “Cioè dove si nascondono le masserizie e cianfrusaglie che non si vogliono far vedere?”
Non tutti i posti sono così. A volte il retro è un luogo intimo e sorprendente che vogliamo riservare a pochi eletti. Ci ero stata una volta, un’altra lo avevo visto dall’altezza della Torre Branca. Non so bene quindi dove entrare, mi aggiro tra i cantieri di una Milano ancora impacchettata che ogni giorno diventa più bella e arrivo all’ingresso del palazzo. A colpo d’occhio nessuna indicazione. Un po’ disorientata e anche imbarazzata in mezzo alla coda per le mostre, chiedo alla prima persona che mi capita a tiro e gentilmente mi indica la direzione: sempre in fondo, ma proprio in fondo e poi sulla destra.
Mi faccio strada tra persone e pannelli espositivi. Mostre a tema gastronomico, vetrine che espongono la collezione Mc Donalds di Jeremy Scott per Moschino, vetrine che custodiscono confezioni d’epoca di pasta Barilla e le prime immagini dell’Autogrill Pavesi sulla Autostrada dei Laghi. Seguo pedissequamente le indicazioni, già pronta all’errore e al dietrofront. Ma no: davanti a me una scalinata di legno si apre in un giardino dal verde brillante incorniciato da un cielo blu intenso, di quelli tersi come la mattina dopo un temporale. Davanti a me sovrasta imponente un gigante gonfiabile a forma di bottiglia di ketchup. Ma io guardo subito oltre, verso ciò che cercavo e mi compare nei suoi colori magnifici e brillanti: i restaurati Bagni Misteriosi di Giorgio de Chirico.
Due adoni, uno moro e uno biondo, emergono dall’acqua e mettono d’accordo tutte le preferenze. Un Cigno dalla sagoma delineata che ci ricorda quelle della pesca al luna park. Un pesce multicolore e una palla a spicchi colorati ci portano dritti in riviera. Non manca nemmeno una veritiera cabina per bagnanti con bandierine marinare. Meraviglioso. L’opera è stata inaugurata nel novembre del 1973, in occasione della quindicesima Triennale di quell’anno. Venne costruita a tempo di record, 35 giorni, a spese del Conte Paolo Marzotto, utilizzando marmi vicentini. Quando gli fu proposto di costruire un monumento per l’inaugurazione della Triennale di Milano del ‘73 De Chirico si propose di regalare alla città uno scorcio delle sue memorie di ragazzo, di quel mare e di quella spiaggia che proprio a Milano mancavano.
E infatti se De Chirico è un costruttore di enigmi, i Bagni Misteriosi sono uno di quelli più facili e più gioiosi. In un manoscritto l’artista confessa che: “l’idea dei bagni misteriosi mi venne una volta che mi trovavo in una casa il cui pavimento era stato lucidato con la cera. Guardai un signore che camminava davanti a me e le di cui gambe si riflettevano nel pavimento. Ebbi l’impressione che egli potesse affondarvi, come un una piscina? Che vi si potesse muovere e addirittura nuotare. Così immaginai delle strane piscine con uomini immersi in quella specie di acqua parquet, che si muovevano, giocavano e a volte si fermavano per conversare con altri uomini che stavano fuori dalla piscina pavimento.”
Dopo diversi anni di degrado l’opera è stata restaurata e riportata ai colori acrilici accesi, come era volontà dell’artista. E aggiunti i 10 cm di acqua per dare l’effetto liquido. Mi guardo intorno e vedo una moltitudine di sculture en plein air, a opera di importanti artisti e associazioni: partendo dalla bottiglia di ketchup di Paul McCarty fino ai Sassi nel Parco di Ettore Sottsass. La mia gioia viene esaltata dalla musica e da una favola narrata: c’è uno stupendo teatro delle marionette in grado di ipnotizzare più gli adulti che i bambini. Il clima intorno è di serenità e benessere, sull’onda del “fate ciò che vi rende felici”: leggete un quotidiano, fate bolle di sapone, guardatevi intorno. Ed è con questo spirito che andiamo a sederci nell’angolo bar di Cova. Anche qui, come di consueto, mi accolgono camerieri gentili e premurosi: “Per favore, vorrei un toast e una coca ghiaccio e limone!” Cose semplici, la gioia della vita.