Quanto è bello risvegliare i ricordi ed entrare in quei luoghi che sanno di casa e tranquillità. Capra e Cavoli è senza dubbio uno di questi. Un giardino di una primavera incantata e dimenticata, pavimentato tra zona Isola e Garibaldi.
Capra e Cavoli può sembrare pretenzioso, con quei nomi strani per i piatti, con il menù senza suddivisione per portate e con delle foto delle pietanze così belle, che viene da dubitare (a torto) che giungeranno al tavolo esattamente come sono stampate su carta. Capra e Cavoli vuole sospendere il tempo, tra piante, ombrelloni e dondoli, incastrando nello scenario una cucina a vista che la clientela sa sempre apprezzare, soprattutto nell’era #Masterchef.
Vorrei parlarvi di “Story”, un primo piatto dove il connubio tra la capra (il formaggio) e il cavolo (essiccato) convince e strabilia. Le tagliatelle di riso pescano i lupini e raccolgono la spuma di caprino. Il gusto deciso del cavolo dà carattere al piatto e lo valorizza. Le mie origini mi darebbero diritto ad avere un titolo ad honorem in Sapori Genuini, poiché cresciuta con prodotti della terra e formaggi di alta quota, quindi, se vi dicessi che questo piatto è buono potreste accettare la mia affermazione, raccomandandovi di confermarla voi stessi, quando vi troverete nei dintorni di via Pastrengo 18.
Il dessert che ho preferito fa parte dei dolci al cucchiaio “La crème de la Crème” ed è una crema al cioccolato e arancia con arrotolate dentro delle mandorle felici. È prelibata, ma non riuscirei a essere neutrale perché, per assaporarla, il dessert viene servito con accanto uno di quei cucchiaini lunghi che mi ricordo utilizzavo per mescolare il latte e menta al bar da piccina. Il pane viene portato ai tavoli contenuto in un cesto in vimini, con all’interno la tipica stoffa a quadretti rossi e bianchi, un dettaglio da pic-nic vintage per convincerci che ci troviamo realmente in questo giardino d’altri tempi.
A primo impatto, lo chef Luca Pappalardo mi è sembrato un uomo esigente ma orgoglioso delle sue creazioni. Mi ricordo che ha notato me e la mia amica osservare sul banco il dolce, ispirato alla canzone della Vanoni, Rossetto e Cioccolato e ci ha voluto offrire due “rossetti” per provare come “colorano e nutrono le labbra”, ma poi li puoi anche mangiare e il ripieno al lampone è squisito.
Il fil rouge del ristorante è essere vegetarian e vegan friendly, non escludendo il pesce. Capra e Cavoli si propone di accontentare tutti con una spolverata di (sana) autoproclamazione, inserendo l’esperienza gustativa in un ambiente provenzale e un po’ romantico. Per il grigiore milanese c’è dunque rimedio ma per me che penso già al Natale, non c’è. “Cameriere, un rossetto al lampone, grazie!”