Ha alle spalle un’eredità importante, quella dello storico ristorante Verdi, place to be della Milano di inizio millennio, che si esprime ancora in classici intramontabili come il risotto alla milanese con ossobuco, ma è ben impiantato nella contemporaneità, grazie a una nuova location e a una buona dose di audacia culinaria. Il ristorante Locatelli Milano, che prende il nome dal patron Andrea Locatelli, fautore del successo del Verdi, apprezzato consulente in ambito food e fondatore di un servizio di catering di successo, ha aperto nel 2020 in una viuzza defilata, anche se a pochi passi dalla centralissima Cairoli e dal Castello Sforzesco. In cucina c’è chef Federico Trobbiani, socio dell’azienda e anche lui ex Verdi: propone una cucina essenzialmente italiana, che non tradisce le varie peculiarità regionali, seppur con qualche nota internazionale e una certa propensione alla ricerca e alla sperimentazione.
La sua è una cucina che ossequia territorio e stagionalità, esaltando la qualità delle materie prime grazie a esperienza, ricerca e tecnica, per un risultato finale allo stesso tempo rassicurante e sorprendente. Sono una certezza gli intoccabili milanesi, cavalli di battaglia mai rinnegati di Trobbiani, come il già citato risotto con zafferano e ossobuco, il risotto al salto, la cotoletta di vitello e, per finire in dolcezza, il tiramisù. L’estro dello chef si concede invece più libertà d’espressione in piatti (che si alternano stagionalmente) come i “Popcorn di calamari con chutney di kiwi”, il “Risotto con fieno alla camomilla, the nero e nocciola tonda gentile delle Langhe”, o “Che Cavolo”, con cavolo cappuccio in agrodolce, noce moscata e hummus di mandorle. Oltre al menù à la carte si può optare per diversi percorsi degustazione come l’eloquente “Il Meneghino”, con una scelta di piatti della tradizione, tra cui i mondeghili e una rivisitazione contemporanea di pane e cipolle, “L’impronta”, con cinque portate a scelta, e “l’Essenza”, un racconto alla cieca in dieci passaggi.
L’ambiente da Locatelli Milano è classico nell’accezione positiva del termine: intimo ma luminoso e decisamente accogliente. Del resto il claim del locale recita: “Sentirsi a casa, mangiando fuori casa”. Anche in questo caso il connubio tra passato e presente e ben riuscito: gioca con raffinatezza con i toni del bianco e del marrone, con tovaglie e accessori candidi, tavoli e sedie in legno massiccio, un bel pavimento retrò con cementine esagonali, e alle pareti stampe e specchi vintage.