Quando entri da Pavé, in una via poco distante da Porta Venezia, la prima sensazione che si prova è quella di venire catapultati nel salotto in cui abbiamo sempre sognato di vivere. Ancor prima dei profumi provenienti dal laboratorio a vista, ciò che ti colpisce maggiormente di Pavé è l’atmosfera un po’ casalinga, un po’ retrò, sprigionata dalla musica rockabilly di sottofondo e dal calore accogliente dei mobili di recupero sparsi nell’ampia sala principale.
Un divano di velluto qua, una credenza vintage là, il solido tavolone centrale di legno massello, le sedie spaiate che sembrano provenire da una sit-com degli anni ‘50. Poi ti ci siedi, da Pavé, e all’improvviso si fa pace con sé stessi. L’accoglienza è allegra e sorridente, dietro al banco visi giovani ed entusiasti sono pronti a soddisfare quella tipica voglia di dolce che ti prende al mattino. E infatti Pavé è il luogo perfetto per la colazione perfetta.
I tre proprietari, tutti ragazzi sulla trentina, hanno sdoganato a Milano il concetto di colazione gourmand. Da Pavé non si beve un cappuccio al volo e non si finisce l’ultimo pezzo di brioche mentre si è già sulla strada per l’ufficio. Da Pavé ci si viene per indugiare sulla schiuma vellutata di uno dei cappuccini più buoni della città e per sostare sognanti davanti al banco dei dolci: brioches alla crema, fagottini al cioccolato, crostatine di frutta… Se si è già habitué del posto la scelta sarà invece meno ardua: cappuccio e CENTOSSANTA, ovvero la Signora Brioche di Milano. Un impasto burroso e fragrante ripieno di 160g di confettura di albicocche homemade. Roba che già al primo morso ti viene voglia di saltare su dalla sedia, superare con un abile salto il bancone del bar e abbracciare uno ad uno i pasticcieri che compongono la squadra culinaria del Pavè.
E quando capisci che non potrai più fare a meno di questo posticino magico e di elevarlo a tappa obbligatoria settimanale per una colazione con la C maiuscola, ecco che la tua migliore amica, che lavora in zona, ti invita per un pranzo proprio lì, nel tuo posto del cuore. E così scopri che i suddetti giovanotti non sono solo bravi a fare dolci. Giammai. Questi tre sono persino riusciti a sublimare l’arte del panino, trasformando la mia mezz’ora di pausa pranzo in un’esperienza sensoriale al limite dell’illecito.
Da Pavé si fa anche merenda con pane burro e marmellata e ci si gode l’aperitivo sorseggiando Negroni e affondando i denti in brioches salate e formaggi DOP. Peccato che a cena siano sempre chiusi, altrimenti avrei già fatto richiesta di asilo politico.