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George Restaurant

Fine dining partenopeo al sesto piano del Grand Hotel Parker’s

Era il 1870 quando lo scienziato George Parker Bidder III, facoltoso studioso inglese di biologia marina, impegnato alla Stazione Biologica della Real Villa (oggi Villa Comunale) rilevava la proprietà dell’antico Hotel Tramontano Beau Rivale di cui era ospite abituale, per farne la meta elettiva dei viaggiatori provenienti dal Nord Europa. Al termine della Seconda Guerra Mondiale, il Parker’s ritorna a vivere grazie all’avvocato Francesco Paolo Avallone che, nel 1948, acquista la struttura, ridotta quasi a un rudere e la restituisce all’antico splendore. Saranno le Belle Arti di Napoli a ristrutturarlo interamente ben trent’anni più tardi. Trasformato in raffinato cinque stelle dalla famiglia Avallone, unica proprietaria, oggi il Grand Hotel Parker’s fa rivivere ai suoi ospiti l’eleganza e la tradizione di un’antica dimora della Napoli d’antan, accogliendo gli ospiti in 79 camere e suites con arredi e finiture d’epoca: tendaggi, lampadari, applique in cristallo e una fine selezione di pregiati marmi italiani. Nelle camere si respira l’eleganza, la tradizione e tutto il fascino tipico di un’antica dimora partenopea. L’impeccabile accoglienza unita al servizio ne fanno una dimora con vista su Napoli tra le più gettonate.

George Restaurant

Situata al sesto piano del Grand Hotel Parker’s, George Lounge è un luogo intimo ed esclusivo dove concedersi un aperitivo o un momento di relax, godendo di una delle viste più emozionanti su Napoli che spazia fino all’isola di Capri. Al bancone del bar, il Bartender Antonio Boccia porta avanti un interessante lavoro di ricerca nella moderna mixology, per dare un tocco di originalità a ogni cocktail, o calice di Champagne, accompagnati dalle prelibatezze dello Chef Domenico Candela. Vero fiore all’occhiello della struttura è infatti il George Restaurant, una stella Michelin. L’atmosfera intima ed elegante e la vista che si apre sulla baia, sono amore a prima vista. L’originalità degli interni, ispirati a George Parker, il biologo marino che alla fine dell’Ottocento acquistò l’hotel, si coniuga con stile con la mise en place dei piatti.

George Restaurant

“La realtà non si forma che nella memoria”, diceva Marcel Proust, la pensa così anche lo Chef Domenico Candela, che sostiene: «La mia cucina è un viaggio nella memoria e memoria di viaggio». E ci tiene a precisare: «Ricordare per me significa riportare nel cuore i momenti dell’infanzia e ritrovarli nella studiata alchimia dei sapori, degli odori, dei colori che sono nei miei piatti. Dopo essere stato accolto in Francia, patria di formazione, riapprodo nella mia città con grande orgoglio a coniugare l’emozione e la memoria con la disciplina e il rigore della raffinatezza. Porto in tavola le mie scelte, i prodotti di territori d’elezione, l’amore per le salse, l’autenticità del pomodoro che si unisce all’esaltante profumo di basilico. Porto in tavola il mio viaggio quotidiano nel mondo dell’arte gastronomica».

George Restaurant

È radicata nelle origini campane ed è influenzata dalla scuola francese la cifra stilistica di Domenico Campana. Suoi piatti iconici? Soprattutto i secondi: carne (controfiletto), agnello, mezzene e selvaggina (lepre), interiora, animelle. Il percorso a tavola si declina attraverso tre menu degustazione che raccontano, mediante accostamenti sapientemente orchestrati, le passioni dello Chef. “Mediterraneo a tavola” è un excursus in sei portate nei sapori e nei colori della dieta Mediterranea. Stupisce soprattutto lo Scampo, arrostito e guarnito con pickles di ciliegie vesuviane, consommé tiepido di chele profumato al sambuco e al pepe del Timut. “Il viaggio goloso” è poi un itinerario allegorico nelle memorie più care allo Chef. Sono sette questa volta gli step degustativi, tra i quali spicca “Pomod’oro”, uno spaghettone di Gragnano Igp con diverse qualità e consistenze dei pomodori campani. E infine “Spasso Sensoriale”, il più lungo tra i menu degustazione, con ben otto portate. Il mood a tavola questa volta si fa più cosmopolita e inconsueto, spaziando tra ostriche Tarbouriech, noodles di grano arso, spaghetti all’astice blu bretone. Rimane chiaramente la possibilità di ordinare singoli piatti secondo le proprie preferenze. Non perdete l’occasione, però, di assaggiare, tra i dolci, “Felix”: un bon bon di babà al limoncello di Amalfi, con crema soffice allo zafferano, lemon curd e sorbetto agli agrumi della Costiera Amalfitana. Dolce finale di una cena all’insegna dell’eccellenza e dell’ospitalità all’italiana.

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