Era il 1592, tre sorelle gestivano l’unico ristoro di Torino vicino a quello che oggi è il mercato di Porta Palazzo. Il loro problema? Pubblicizzare il locale e attirare nuovi viandanti. Non potevano di certo contare su flawless o altri mezzi di comunicazione, e neanche nella più banale insegna perché la stragrande maggioranza della popolazione era analfabeta. Venne loro in aiuto quello che oggi chiameremmo Urban Art: disegnarono tre galline sul muro affinché il ristoro fosse chiaramente visibile a tutti.
Da qui prende il nome anche la piccola stradina di fronte al locale, che ancora troneggia nell’adiacente via Bellezia con la sua tradizionale insegna rosso acceso. Saliti i 4 gradini e suonato il campanello si vieni accolti in un’atmosfera retrò dove domina la classicità. All’ingresso troneggia la collezione di galline di ogni foggia e materiale, si passa poi attraverso un salottino arredato con sedie e tende rosse provenienti dal Teatro di Rivoli, per poi accomodarsi nella sala dove una bella boiserie arricchisce le pareti e il parquet scricchiola per ricordarci il passare del tempo.
Il menù, improntato sulla carne, racconta piatti tipici della tradizione piemontese mixando, come cita il proprietario, “i gusti di una volta e una loro interpretazione più moderna”. Oltre al menù à la carte, è possibile optare per un menù degustazione da 6 portate. Notevole la carta dei vini con produttori e cantine scelti con cura e provenienti per la maggioranza dal Piemonte.
Tra gli antipasti spicca il vitello tonnato, rigorosamente senza maionese (diffidate dalle imitazioni!) e la Tartare di carne cruda di Fassona, zucca al forno e maionese alle nocciole. Non si può che proseguire con gli agnolotti torinesi dei tre arrosti al sugo d’arrosto provenienti dal laboratorio le Tre Uova che produce pasta fresca fatta a mano.
Per i secondi lo chef ha deciso di valorizzare l’utilizzo di ingredienti difficili come le interiora nella, ormai introvabile, Finanziera e il bollito misto con i 7 tagli del lesso piemontese, rigorosamente servito al carrello con i suoi “bagnetti” dal “maestro d’ascia” Luca. Memorabile la guancia di vitello brasata al nebbiolo accompagnata da purea di patate.
Per concludere, alla domanda avete degli amari? La risposta è: “arrivo con il carrello delle grappe”, un carrello con almeno 20 grappe diverse e altrettanti amari. L’amaro all’acero di Pragelato da non perdere.