In fondo a via del Proconsolo, non troppo lontano dal Duomo, davanti la Badia Fiorentina, si trova uno dei musei di sculture più importanti del mondo intero: il Museo del Bargello. Al suo interno sono conservati alcuni fra i più grandi capolavori dell’arte scultorea. I marmi di Michelangelo Buonarroti, le opere di Donatello, del Verrocchio, dei Della Robbia, di Benvenuto Cellini e del Giambologna e poi antiche sculture bizantine e romane, busti e cammei. Il risultato? Stupefacente.
Questa costruzione, realizzata da Lapo Tedesco e poi via via ampliata e modificata nei secoli, si distingue dagli altri edifici storici presenti a Firenze per la sua figura massiccia, priva di decorazioni esterne, abbellita, tutt’al più, dalla Torre Volognana, che svetta coi suoi cinquantasette metri sopra lo skyline della città. All’interno si trova lo stupendo cortile porticato (già in sé un piccolo museo a cielo aperto), con il suo scalone monumentale che conduce ai piani superiori.
Ai tempi di Cosimo de’ Medici, il palazzo era, appunto, un bargello, cioè la sede del capitano di giustizia, qualcosa a metà fra la caserma, il tribunale e il penitenziario. A metà dell’Ottocento l’intera costruzione venne studiata e restaurata, nel corso di più di vent’anni. Nel 1840 venne scoperta, durante degli studi nella Cappella del Podestà o della Maddalena, un ritratto che si crede sia quello di Dante dipinto da Giotto di cui ci racconta il Vasari nella sua opera fondamentale, le Vite.
Nel 1865, seicento anni dopo la sua supposta fondazione, l’edificio divenne finalmente un museo la cui collezione andò espandendosi negli anni fino a diventare una delle più notevoli raccolte di statuaria del mondo intero ma anche di maioliche, gioielli e arte orientale. Passeggiare per le sue sale significa camminare in un sogno, popolato da centinaia di figure umane le cui pose e i cui tratti sono per sempre immortalati nel marmo. Senza dubbio uno dei luoghi più suggestivi dell’intera città.