Questa volta è il caso di andare dritto al sodo. Il MAG Navigli (stesso gruppo del Backdoor43, 1930 Speakeasy, Barba e Iter) è uno di quei posti che vanno sussurrati, perché è intimo. Se lo conosci, lo conosci. E ci vai, ci torni, lo frequenti. Nonostante non sia più uno studente o magari nemmeno un impiegato alle prime armi. Negli anni ho sentito le persone riempirsi la bocca di questo nome: “Il MAG, conosci?” “Quale, quello sui Navigli? Ah sì, certo!”. Risposta sbagliata. Statene certi, chi dice così non ci ha mai messo piede.
Egoisticamente mi piace pensare che sia il mio posticino, un posto segreto, anche se poi, alla fine, lo conoscono tutti. Anche se è sempre pieno, d’inverno o d’estate. Il Mag Navigli ti segue nel tempo, si adatta alle tue esigenze con eleganza. Ricordo aperitivi roboanti e bevute stratosferiche, ai tempi dell’università, incosciente e spensierata insieme ai miei compagni. Adesso adoro andarci dopo lavoro, con chi amo o piuttosto da sola, per un bicchiere di rosso (o un Moscow Mule, a seconda dell’umore e della giornata) e aspettare che si liberi il mio posto preferito, quello d’angolo vicino alla vetrata, con due poltrone e un tavolino in mezzo. E il Naviglio di Ripa Ticinese davanti. Amen. Aspetto anche un’ora, mi piace l’attesa, non ho fretta, non qui.
Le luci sono soffuse e l’ambiente è pieno al MAG Navigli: pieno di oggetti da fissare, come le stupende opere di Simona Cozzupoli appese alle pareti, pieno di persone da osservare, pieno di storie da immaginare o da raccontare. Adoro il bancone, vivo com’è. Adoro il contrasto tra l’instancabilità dei camerieri – così incoscientemente, o forse sapientemente sofisticati – e la calma delle persone che hanno trovato una seduta. Mi fa impazzire l’anacronismo della situazione, totalmente anni ’30, a confronto con la frenesia della città, la possibilità di fermarsi un attimo e raccontarsela, anche da soli. E staccare. Dalla brutta giornata, dalla litigata, dal periodo che proprio non va giù. Oppure compiacersi dei successi raggiunti. Non è forse, la cosa più bella, riuscire a estraniarsi dalle circostanze e riposare la testa?
L’aria fredda che c’è fuori in questo periodo bilancia, all’uscita, l’euforia provocata da qualche complice bicchiere di vino e subito faccio mente locale con il calendario. In che giorno riuscirò a incastrare la prossima visita? Sicuramente prima di quanto credo in questo momento. Alla fine, si trova sempre il tempo per fare quello che ci va di fare.