Fra le strette vie medievali del centro storico di Firenze si erge una torre antichissima. Ai tempi degli antichi romani al suo posto c’era un calidarium, cioè una struttura termale, l’unico che si conosca da questo lato della città. Secoli dopo, i bizantini edificarono la torre che poi, durante il Medioevo, divenne un carcere femminile, dove le detenute dormivano su giacigli di paglia, dando appunto alla costruzione il nome di “Torre della Pagliazza”. Oggi, restaurata, la torre è utilizzata per scopi sicuramente più piacevoli. È infatti diventata un ristorante di lusso, che l’intera Firenze dovrebbe scoprire: il ristorante Santa Elisabetta.
Con soltanto sette tavoli, questo ristorante promette un’esperienza gastronomica davvero esclusiva nel panorama della ristorazione fiorentina. Anzitutto per la sua stupenda location: un piccolo salone circolare dalle pareti di pietra, decorato, oltre che dai tavoli, da pochi mobili e specchi e quadri, che guarda la piazzetta antistante la torre. Il ristorante, poi, è inserito nella cornice dell’elegante Hotel Brunelleschi, e ne condivide gli elevati standard di servizio ed eleganza. Mangiando qui vi sentirete davvero parte di un’esperienza rara, riservata solo a pochi fortunati.
La rarefazione dei coperti non migliora solo la vostra sosta al ristorante, facendovi evitare situazioni di chiasso e sovraffollamento, ma consente al team del Santa Elisabetta, e in primis allo chef Rocco de Santis, di curare ciascun piatto come se fosse un gioiello, con tutta la cura artigianale al dettaglio che serve per regalare agli ospiti proprio quell’estasi che va cercando chi vuole sperimentare la créme dell’offerta enogastronomica fiorentina.
La proposta del ristorante si articola in tre menù: esiste la carte classica, ci sono i tre menù degustazione che vi guideranno attraverso un percorso sensoriale studiato dallo chef e, infine, il menù di proposte vegetariane e vegane, quasi a voler segnalare la volontà di portare le bellezze e i piaceri dell’arte gastronomica proprio a tutti compreso chi, per necessità o per scelta, rinunci a determinati alimenti.
La cucina dello chef De Santis è sofisticata ed essenziale, si basa su una profonda conoscenza degli ingredienti e sulla attenta lavorazione di tutti gli elementi che andranno a comporre il risultato finale. C’è una leggera prevalenza di piatti di pesce, che comunque dividono bene il loro posto sul menù con quelli di carne. Si tratta di creazioni raffinate, che non hanno paura di sperimentare con elementi esotici pur rimanendo sempre familiari, riconoscibili. Un esempio? Fra i primi piatti, le linguine al burro di alghe con yuzu e bottarga oppure, fra i secondi, il pollo croccante con cipollotto caramellato e arancia.
La maniera migliore di esplorare il menù, però, è quella di scegliere uno dei tre menù degustazione, veri e propri viaggi all’interno della gastronomia firmata dallo chef De Santis. La prima proposta è di cinque portate e si chiama “Tracce di innovazioni” e inizia da un antipasto di gambero rosso, passando per i bottoni ripieni di ricotta e limone e la triglia in crosta di pane allo zafferano per concludersi nel cannoncino di formaggi fusi con pere e salsa al vino rosso.
Da non sottovalutare, poi, è il menù dei dolci, firmato dal pastry chef Alfredo Brio, che sorprende con le sue intriganti proposte come il cremino al cioccolato con tè matcha, sorbetto di arancia e pepe; il biscotto all’orzo con cremoso di castagne e loto o il “Sottobosco”, una bavarese alle nocciole con caramello e mango. Qualunque cosa sceglierete, sarà sicuramente un ottimo coronamento per la vostra cena.
Se non l’avete già fatto, insomma, scoprite le meraviglie nascoste del Santa Elisabetta, ristorante-gioiello incastonato al centro esatto della storia fiorentina, con la sua eccezionale location d’epoca, le eccellenti creazioni della sua cucina e la sua capacità di trasportarvi in un altro mondo grazie all’incantesimo rinchiuso in ogni boccone.