Che cosa significa che un ristorante ha 3 stelle Michelin? Certo, è il massimo riconoscimento assegnato a uno chef che ha elevato la sua cucina all’eccellenza, i cui piatti sono già diventati iconici e nel cui ristorante proposta enologica, accoglienza e servizio sono impeccabili. In realtà, secondo gli ispettori della Guida Michelin, che non dobbiamo dimenticarlo, nacque per dare informazioni agli automobilisti sui ristoranti in cui fermarsi lungo la strada, una stella indica un ristorante che merita una sosta, due stelle designano un ristorante per il quale è raccomandata una deviazione, mentre le tre stelle caratterizzano una destinazione che da sola vale il viaggio. E Enrico Bartolini – Mudec vale doppiamente il viaggio, da qualunque luogo arriviate, perché in una volta sola, oltre a riempirvi la pancia e gli occhi con le leccornie dello chef più stellato d’Italia, potete fare il pieno di bellezza a 360 gradi, visitando anche il Museo delle Culture.
E l’arte senza ombra di dubbio è un po’il file rouge che accompagna l’experience culinaria da Enrico Bartolini – Mudec. Il ristorante, infatti, con il suo impatto estetico sobrio e minimalista, declinato in pareti scure, pavimenti in legno e tovagliato candido, si rivela una tela perfetta per opere d’arte contemporanea di vario tipo, in sintonia con la filosofia di cucina dello chef, che trova nella sperimentazione e nella ricerca i suoi punti fermi. A confermare la grande passione di Bartolini per qualsiasi forma di espressione artistica, la carta dei vini del ristorante è stata disegnata a mano, con più di 170 illustrazioni, da Teo KayKay, una delle firme più note della street art contemporanea.
Ma qui è tutto studiato con tanta maestria che tutte queste opere d’arte, armoniosamente inserite nell’ambiente sia a livello concettuale sia cromatico, restano una piacevolissima quinta, riuscendo nonostante tutto, a non rubare la scena a quello che resta l’innegabile protagonista dello show: il cibo. Siamo pur sempre qui per mangiare, no? Lo chef e la sua brigata ricercano l’esperienza gastronomica come massima espressione di piacere, e riassumono con “classicità contemporanea” la loro idea di cucina. Una cucina in cui tradizione, innovazione e costante sperimentazione si amalgamano alla perfezione, riconsegnando sapori al contempo inediti e carichi di ricordi. Nonostante l’innegabile ricerca dell’eccellenza gustativa ed estetica i piatti di Enrico Bartolini riescono a essere concreti e appetitosi, ben lontani da quel clichè di cucina gourmet fatta di aria e porzioni minuscole, quella che per intenderci “esco e devo andarmi a mangiare una pizza perché ho ancora fame”.
Sfido chiunque, dopo aver scelto uno dei due menù disponibili da Enrico Bartolini – Mudec a uscire insoddisfatto. Il primo, “Best of” (quattro portate più il dessert), propone tutti i signature dish dello chef, come il celeberrimo Risotto alle rape rosse e salsa gorgonzola “Evoluzione”, o i Bottoni di olio e lime in salsa cacciucco e polpo. Il secondo, più sostanzioso, si chiama Mudec Experience e vede un audace alternarsi di cinghiale, molluschi, ‘nduja, anguilla affumicata, fino all’apoteosi finale: un sontuoso Piccione alla milanese. Per chi è indeciso o vuole comporre la propria esperienza di gusto personalizzata, è possibile scegliere à la carte tra i piatti dei due menù. Merita una menzione, com’è intuibile, la carta dei vini: un compendio di circa 230 pagine che include le etichette più prestigiose del mondo, tra champagne e vini d’annata introvabili.
Foto cover: Piccione alla milanese © Paolo Chiodini