La galleria Massimo de Carlo porta in scena l’artista Dan Colen con la mostra Purgatory Paintings a Palazzo Belgioioso.
Le opere di Colen si soffermano sul valore trascendente della banalità, che viene elevata tramite l’astrazione della materialità del quotidiano. “Mi interessa utilizzare il mondo reale come materia e forza nel mio processo artistico. Mi piace il modo in cui questi materiali sfuggono in parte al mio controllo, facendo emergere un futuro incerto ma allo stesso tempo dando vita a un lavoro più definito. Questi materiali hanno una storia, non necessariamente una che io conosca, ma di certo ne hanno una. Non importa quanto io ci provi, gli oggetti reali posseggono un’infinità che non riuscirei a definire attraverso la pittura o la scultura” afferma l’artista americano che vive e lavora a New York.
Le ispirazioni di Colen arrivano dalla cultura dei graffiti, dei cartoons e soprattutto dalla sua città, New York. Famoso è il suo passato di eccessi ma come sottolinea lui stesso “il passato è il passato”. Le sue famose amicizie sono fatte di artisti di talento come Nate Lowman, Ryan McGinley e Dash Snow che hanno un ruolo fondamentale nella sua vita, insieme sembrano la 2.0 factory di Warhol.
In Purgatory Paintings Colen torna ancora una volta a utilizzare la pittura, raffigurando delle nuvole vaporose, quasi fiabesche, dal contorno lucido e intenso. Le tele da lontano possono sembrare un cielo cosparso di nuvole ma con l’avvicinarsi i contorni diventano meno definiti, fino a svanire totalmente, anche nei colori. Il titolo della mostra Purgatory Painting, fa riferimento allo stato ultraterreno del purgatorio, dove le anime attendono la purificazione. Così come le anime restano sospese e non sono in grado di definire forme e distanze, anche nelle nuvole rappresentate si perde la profondità e i contorni si dissolvono, costringendo lo spettatore a dover dare un’interpretazione soggettiva nell’impossibilità di cogliere i contorni precisi con gli occhi.
Con questa mostra l’artista vuole riflettere sulla contemporaneità, un’epoca fondata sulle apparenze, sempre in bilico tra reale, virtuale e finzione.