“L’essenziale è invisibile agli occhi”, ma non così invisibile al palato. È una lezione che Giorgio, Matteo e Lorenzo, proprietari di Gaudenzio, hanno imparato durante la loro formazione sotto l’ala di Igor Macchia, chef dello stellato La Credenza di San Maurizio Canavese. Nel loro locale all’ombra della Mole Antonelliana, i tre giovanissimi si dilettano a raccontare storie, storie di vino, di cibo, di tradizioni e di quella passione per la terra che li ha portati a quello che sono oggi, una doppia realtà che si snoda tra Gaudenzio, il ristorante primogenito, e Recina, “la gastronomia dell’angolo di design” e focacceria con cui hanno voluto portare un pezzetto di Recco tra le colline piemontesi.
Entrando da Gaudenzio si ha la sensazione di essere sospesi come fra due epoche, la genuinità della luce naturale che inonda il locale e l’eleganza moderna ma senza fronzoli dell’arredamento ci àncora in quell’attualità a cui la cucina di Gaudenzio è così devota. Allo stesso tempo però, le volte e le colonne in mattoni bianchi e le spighe ornamentali sparse qua e là ci riportano a un passato lontano, a quando ci si rincorreva in bicicletta nel piazzale sterrato di una cascina o di un rustico di campagna.
Il ristorante è un piccolo reame della pace, un territorio neutrale alla battaglia mediatica che infuria nel mondo culinario. Qui non c’è spazio per gli stereotipi, la cucina di Gaudenzio è ciò che di più autentico si possa immaginare, si serve della freschezza dei prodotti locali e del know how del team dietro i fornelli perché la materia prima sia esaltata al massimo nella sua naturalezza ma soprattutto rispettata. Ciò non esclude ovviamente il desiderio di sperimentare nuove tecniche e accostamenti di sapori inediti e dal fascino internazionale. Nascono così lo spiedino di lingua bbq con insalatina e limone arrosto, dal retrogusto lontanamente a stelle e strisce, o il capocollo wok con verdure e sesamo, un omaggio tutto tricolore alla tradizione del sol levante.
Ma questa è “solo” una metà del fascino di Gaudenzio. Altro grande orgoglio per i proprietari è l’ampia selezione di vini da abbinare ai piatti (e viceversa), perché nel locale si considera come un vero e proprio mantra l’uguale valore che hanno il “bere mangiando” e il “mangiare bevendo”. Si entra nel mondo di Lorenzo Tarasco, sommelier e caposala di Gaudenzio. È lui che si occupa del nutrito assortimento di etichette che riempiono qui interi scaffali; la scelta ricade su produzioni entrambe nazionali e internazionali ma sempre da piccole realtà artigianali attente alla salvaguardia dell’ecosistema in cui operano.
Dicono che l’abito non fa il monaco, ma in questo caso il detto ha ben poco di veritiero. L’abito di Gaudenzio, pulito, semplice, elegante, autentico, è il miglior sipario che la sua cucina e la sua cantina, vere anime del locale, potrebbero desiderare. A loro piace sorprendere con gusti semplici e onesti, con i sapori nostalgici della loro terra, e voi piace essere sorpresi, se non è questa la coppia perfetta non sappiamo quale altra possa esserlo.