Un nome, una garanzia. “Vintage” non è solo “d’epoca”, è “d’epoca e di valore”, proprio come il ristorante di Umberto Chiodi Latini, un rubino adagiato nella corona di incroci di Piazza Solferino. È una gemma che nasce nell’eccezionale annata del ’97 e che del buon vino s’intende quanto i numerosi produttori italiani che grazie alle singolari condizioni climatiche di quell’anno riuscirono a strappare per le loro bottiglie prezzi mai visti prima.
Classico, composto, il cugino ribelle e progressista di un ramo lontano dell’aristocrazia sabauda, al Vintage 1997 non piace più di tanto darsi delle arie, preferisce accogliere gli ospiti con lo stesso decoro disinteressato che ama tanto sfoggiare la nobile Torino. Tra lampadari di cristallo, tende di leggerissima seta bianca, abatjour e un’implacabile dittatura del borgogna, vi sembrerà aver messo piede nel lounge bar di un teatro della Long Island degli anni ’20 piuttosto che in un ristorante stellato del ventunesimo secolo. Insieme al proprietario Umberto, mente organizzativa dell’attività e insostituibile caposala, opera la grande famiglia del Vintage: Roberto, Fabio, Denis e Gianluca in cucina, Edward e Davide a spalleggiare il titolare in sala e in cantina; un team affiatato e infallibile che è valso al ristorante la conquista stella Michelin decorante il locale da più di vent’anni.
Rivoluzionario e non solo in cucina, il team del Vintage ha deciso di proporre, in parallelo alla modalità classica di servizio al tavolo, una formula “port me a ca’”, un take away alla piemontese insomma, che vi permetterà di assaporare le preparazioni di cucina a cinque stelle nella comodità di casa vostra, dovrete solo ultimare la cottura delle pietanze per qualche minuto e poi sbizzarrirvi con l’impiattamento. Se invece preferite cenare seduti a uno dei bellissimi tavoli del Vintage, gli chef e il personale di sala sapranno viziarvi a dovere. Scegliete tra i cinque menù pensati dalla cucina o spizzicate liberamente dal menù à la carte e lasciatevi guidare in un viaggio di sapori che copre tutta l’Italia chiudendosi nella culla del Vintage, un Piemonte che si scopre morso dopo morso nel menù “Territorio”. La vera chicca però è il menù “Luna Park”, disponibile solo su prenotazione, è una montagna russa del gusto a base di pesce, verdure, paste e dolci che è per il palato ciò che la giostra più adrenalinica di sempre è per il senso dell’avventura.
Tutto nella carta del Vintage 1997 parla di esperienza, precisione e attenzione al dettaglio, così che non sorprende poi tanto che a venir consegnato dal cameriere non sia solo un carpaccio di triglia ma un bouquet di sapori inimitabili e ipnotici colori, o che il vostro piatto di spaghetti alle ostriche ricordi vagamente un panorama primaverile dell’artico. Fedeli alla tradizione ma perfettamente al passo con le esigenze della clientela contemporanea, i menù del Vintage possono essere tutti senza glutine su richiesta, una grande dimostrazione di flessibilità e inclusività da non considerare scontata.
Vintage 1997 vuol dire buon cibo per la lingua e per gli occhi, un buon vino consigliato prima dalla passione e poi dall’esperienza di Umberto Chiodi Latini e un momento irripetibile da vivere con qualcuno di speciale.