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Interviste

Milan L’è on gran Milan – Intervista semiseria a Germano Lanzoni

Germano Lanzoni, stand-up comedian alla riscossa, ci porta a conoscere Milano nel suo aspetto più verace e giocoso

Lassa pûr ch’el mund el disa (ma Milan l’è on gran Milan) recita la famosa canzone scritta in musica da Giovanni D’Anzi e in parole da Alfredo Bracchi nel 1939. Essere milanesi, diciamolo, non è solo una collocazione geografica, è proprio uno stile di vita, di pensiero, “a state of mind”, ovvero di come affrontare tutto quello che ci capita. D’altra parte la pronuncia stessa di Milàn ha un richiamo internazionale e ce la fa amare ancora di più per come sia già “avanti” in tutto.

Sappiamo infatti che nel bene e nel male il milanese ce la farà ad affrontare il traffico mattutino, la riunione improvvisa del venerdì pomeriggio, la corsa allo shopping e alla sera rifugiarsi nella birretta “defatigante’’ delle 19:00. A proposito di milanesità a tutto tondo, conosciamo meglio chi dell’essere milanese ormai ne ha fatto un tutt’uno tra carriera professionale artistica e personale. Germano Lanzoni, stand-up comedian alla riscossa, ci porta a conoscere Milano nel suo aspetto più verace e giocoso.

Il mattatore, speaker ufficiale dell’AC Milan dal 2002, attore del collettivo del Terzo segreto di satira è conosciuto dal pubblico del web anche per le pillole de “Il Milanese imbruttito” dove veste i panni dell’uomo meneghino nelle tipiche situazioni di tutti i giorni.

Germano Lanzoni

Ciao Germano, prima di tutto ti ringraziamo moltissimo per aver accettato di effettuare questa intervista e ti facciamo i complimenti per tutti i tuoi traguardi.

Ti ritrovi nelle caratteristiche del Milanese Imbruttito che interpreti e quanto la “milanesità” ti aiuta a superare le varie situazioni della vita?
Certo che mi ritrovo, chiaramente il personaggio è imbruttito al 100% e in ogni situazione fa venire fuori l’imbruttimento. Devo essere sincero, nelle situazioni critiche, come il traffico, la differenza tra me e il personaggio è labile. La milanesità per me significa apertura al nuovo, essere autoironici, avere un’attitudine proattiva ed essere disponibili alle opportunità. Il piacere dell’eleganza non solo nell’outfit quotidiano ma in tutti i settori mi aiuta a cercare il bello nella vita, che non è per forza il lusso ma una qualità fatta di relazioni e di crescita professionale. Milano è una città in continuo cambiamento, è per questo che la amo: sono un uomo che cambia in un mondo che cambia.

So che hai due aneddoti in particolare che ti legano a questa città. Raccontaci un po’…
Vivo la città in tutte le sue sfumature, nei locali del centro faccio cabaret, nelle periferie insegno teatro comico ai ragazzi delle scuole, allo Stadio San Siro faccio lo speaker fino ad arrivare ai centri sociali occupati: in ogni luogo avrei aneddoti che mi legano profondamente a questa città ma i due in particolare che ho vissuto con tantissima gente e che mi fanno sentire un figlio fortunato della Madonnina sono il Capodanno del 1999 e la collaborazione con il Milan dal 2000 in poi.

Nel 1998 ero passato a RDS, ero l’ultimo arrivato con il compito di fare il frontman durante gli eventi. Il capodanno dell’inizio del ventunesimo secolo per la mia generazione era una data importante. Tutti noi nati nel ‘66 sapevamo quanti anni avremmo avuto all’inizio del nuovo millennio, era argomento tipico al liceo, “Ci vedremo da vecchi in piazza Duomo” dicevamo “a capodanno avremo 34 anni!”. Si scommetteva su chi avrebbe avuto ancora i capelli, quindi aspettavamo quella data un po’ come i Maya aspettavano il 2012. Così a Dicembre del 1999 la radio mi comunicò che avrei passato il capodanno a Roma per la maratona del primo dell’anno, quindi dico addio alle mie speranze di festeggiare in piazza Duomo; succede però una cosa curiosa a pochi giorni dal 31. RDS chiuse un’importante partnership con Canale 5 per l’animazione in piazza Duomo e serviva improvvisamente un vocalist e un dj, ed essendo l’unico dj di Milano a RDS, mi richiamarono in patria. Così presi l’aereo al pomeriggio del 31 con destinazione Milano Piazza Duomo. Quando nella riunione pre serata il regista chiese chi si sarebbe occupato della piazza quando Alessia Mancini – conduttrice dell’evento – non si fosse trovata sul palco, Riccardo Baita rispose: “noi”… quel “noi della radio” portò me al microfono, Bruno Beat ai piatti e davanti a centomila persone sotto la Madonnina mi ritrovai a lanciare il countdown con la mia voce e dare a Milano il benvenuto nel nuovo millennio.

L’altro aneddoto segue l’anno dopo: nel 2000 infatti mi ritrovai a passare una stagione incredibile. In primavera RDS chiuse un contratto con l’AC MILAN, e noi iniziammo condividere tutti gli eventi ufficiali del Club. Fu da subito amore a prima vista, dopo il primo evento fatto insieme intorno al tempio del calcio a San Siro, la Responsabile marketing Laura Masi mi chiese se volessi collaborare anche con la società Milan come speaker ufficiale: sono passati 17 anni di emozioni rossonere indimenticabili, tremo ancora oggi dopo aver letto le formazioni nella casa del Milan.

Germano Lanzoni

Il tuo studio del personaggio deve la sua nascita a Democomica, collettivo di artisti creato da te che raccontano la città scandagliandola in vari momenti: il ritorno a casa dopo la serata nei locali o le mattine sempre di corsa, il fiuto per gli affari anche mentre si beve l’aperitivo… Com’è nata questa esperienza?
Il collettivo comico Democomica nasce da un’esigenza mia e di Rafael Didoni, con l’intento di cercare stimoli, linguaggi nuovi, liberare gli artisti dai tre minuti, difendere la tradizione comica milanese fatta di comicità surreale e canzoni, cercare di creare un posto lontano dalle logiche televisive. In questo modo si dava più importanza all’attore che al personaggio ricoperto e devo dire che nel primo lustro grazie alla pazienza di Federico, l’ex presidente del circolo Arci Cicco Simonetta, ci siamo riusciti. Eravamo davvero “differenti”, più sporchi e più puri, c’era un clima di vera rivoluzione poetica: raccontare la città per me era diventata un’esigenza cronica. Si andava in scena tutti i martedì e dovevi avere ogni settimana un testo o una canzone sempre nuovi. Ho sempre amato raccontare Milano nei miei testi, proprio tornando a casa di notte, quando la città si veste di luce e un insolito silenzio ti accoglie nelle vie più affascinanti, è ancora con l’adrenalina del post spettacolo in circolo che ho scritto molti dei miei testi e canzoni.

Proprio a proposito di contaminazione tra i linguaggi dei vari posti in cui ti sei esibito: nato dal Teatro dell’Arsenale, cresciuto tra gli Spazi Off, Casa 139, Cicco Simonetta, locali di cabaret quali sono o sono stati i personaggi (artisti e non) che ti hanno ispirato?
I veri maestri! Ho un’età che mi ha permesso di vedere all’opera dei maestri assoluti, che questa città ha accolto e fatto crescere. Primi fra tutti Giorgio Gaber, Dario Fo, Enzo Jannacci, Cochi e Renato, ma anche Walter Valdi, Gianni Magni, i Gufi, Paolo Rossi, Lella Costa, Franca Valeri: ogni grande artista lascia un segno indelebile in chi lo segue. Molti dei giovani comici quando gli faccio la tua stessa domanda citano stand up comedian americani, per me “io se fossi Dio“ di Giorgio Gaber è il top dei monologhi e l’esaltazione che le frasi musicali danno alle parole è arte pura!

La giusta prosecuzione di Democomica è la rassegna del giovedì sera all’antica Trattoria dell’Arlati. Che ambiente ritroviamo?
La mia giusta prosecuzione! Democomica è un gruppo artisti che continua la sua strada tra locali e nuovi progetti, per un artista milanese l’Arlati è “Il Tempio”. Il locale è uno dei ristoranti migliori di Milano per cucina e servizi con una tradizione culinaria di 80 anni, ma la parte pulsante è l’anima artistica di Mario e Leopoldo Arlati. Forse non tutti sanno che negli anni ’70 era il locale di Lucio Battisti, si trovava lì con amici e artisti, chiudeva la claire e rimanevano tutta notte a suonare, è stato un ritrovo pre e post Derby, è la sede della “Confraternita della cassoeula” un luogo dove l’arte si mette a tavola con gli amici. Salire sul palco al giovedì per me vuol dire mettere la maglia della nazionale meneghina. Insieme a dei fratelli di strada Flavio Pirini e Orazio Attanasio con l’occhio di Carlo Casalini e soprattutto di Mario e Leopoldo, riusciamo a chiamare altri fratelli a corte, Rafael Didoni, Folco Orselli, Carlo Fava insomma la scuola milanese 3.0.

Dai tuoi pezzi comici di stand up comedian potremmo quasi ricavare una rappresentazione di Milano come una donna affascinante che si fa scoprire piano piano… ti piace questa definizione?
Milano è una donna affascinante ed esigente, che non smetti mai di conoscere e che sa cambiare abito velocemente. In due incroci passi dall’Ohibò alla Fondazione Prada. È un po’ egocentrica, molto creativa, sicuramente impegnativa, ma sa esserci sempre, se hai voglia di metterti in gioco. Se non le dai niente però ti abbandona in tempo zero. È una donna intelligente che ama e vuole essere amata, non ama perdere tempo e prenota sempre il parrucchiere per gli eventi.

Abbiamo parlato dei comici del passato, ti chiediamo invece come secondo te il web e il linguaggio dell’immediato – vedi Youtube – sta cambiando il mondo della comicità?
Il mondo della comicità è legato alla storia dell’uomo, noi ridiamo da sempre e spero per sempre, sembra che la prima cosa che fecero le scimmie cadute dal ramo nel miocene sia stata far ridere le altre scimmie rimaste sul ramo che a loro volta ridendo caddero creando un effetto domino. L’evoluzione dell’uomo si potrebbe spiegare in due azioni “scendere dalla pianta” e “riderci sopra”, insomma evolversi. Sicuramente il web ha il suo linguaggio come ce l’ha la tv, la radio, il palco, i luoghi e la fruizione ti determinano molto le possibilità di gioco. Oggi io rido spesso sull’identificazione, una comicità dettata da una situazione non così dipendente dalla battuta e dal tormentone, oggi almeno per quello che faccio, ridere sui nostri errori e i nostri limiti mi piace molto.

Milano e i giovani: cosa consiglieresti a un giovane di belle speranze che sta per trasferirsi a Milano in cerca di fortuna?
Di mettere nello zaino tanta voglia di fare e di ridere, di lasciarsi alle spalle le sue vecchie abitudini, di essere pronto al nuovo senza rinnegare o nascondere le proprie differenze, deve fare la sua parte, portare il suo colore e aspettare il momento giusto per dipingere il suo quadro. Non è detto che arrivi subito però è lì bisogna armarsi di pazienza e di bravura. Se cerca il successo immediato allora il “Pirini pensiero” aiuta: ”la strada per il successo, vada sempre dritto fino dove inizia la coda”. Il nostro lavoro lo si può scegliere per mille motivazioni ma una volta intrapreso il cammino si scopre un mondo fantastico che unisce la tua vita a quella di altre persone come te, incontri maestri, tecniche, arti differenti. Non dobbiamo dimenticare che i nostri antenati rischiavano il collo per una battuta “non entrata” come si dice in gergo, quindi non riuscita, dipende da noi se vogliamo essere qualcun altro o noi. Io mi pongo sempre la solita domanda prima di salire sul palco: “Chi sei e cosa hai da dire a questi stasera?” In poche parole gli consiglierei di vivere al momento e non rinviare mai il proprio sorriso all’applauso degli altri perché se diventare famosi non dipende da noi, diventare bravi sì.

Germano Lanzoni

Ti piacciono le palme di Piazza Duomo?
Banani e lampioni sembra una cover di Morandi, spero che il comune abbia ricavato un buon contributo per sta giargianata, direbbero i miei amici del M.I.

Germano dove trovi il tempo per fare tutto?
hahahah ti rispondo come i calciatori, penso a partita dopo partita, ovvero giorno dopo giorno apro l’agenda e punto la sveglia.

La tua compagna è ballerina e avete due figlie, come conciliate il tempo per stare assieme?
Il giorno ha 24 ore… fino alle 16.30 concentri il lavoro organizzativo, dalle 16.30 vado a prendere le bimbe a scuola e partenza delirio attività post scolastiche, chi di noi due è libero fa il tassista o l’ insegnante o il cuoco: insomma interpreta il ruolo che serve. L’altro è a fare fatturato. Fortunatamente ho periodi full ma anche giorni free.

Il tuo posto preferito a Milano per le seguenti occasioni.
Colazione:
Casa Milan – Cucina milanello
Pranzo: Kungfu Bao
Aperitivo: Piazza Bausan da Lele
Cena: Antica Trattoria Arlati
Drink: ogni bancone dove c’è un amico
Serata: all’Isola o al Bonaventura con i democomici

Se un tuo amico che non è mai stato a Milano arrivasse in città, dov’è che assolutamente lo porteresti?
In ordine sparso direi: Castello Sforzesco a vedere la “Colonna Infame”. San Siro ma solo nelle domeniche rossonere. Via Mercanti a vedere la Scrofa semilanuta. Via Broletto con i tram che ti sfiorano. In Brera a fargli leggere i tarocchi. Lo porterei tra via Torino e corso Magenta in giro per le vie del tempo e in via Brisa a vedere cosa è rimasto dell’Impero romano a Milano. Ma soprattutto non lo porterei a far girare i tacchi sui maroni del toro in Galleria… è una giargianata!

Una chicca per i nostri lettori: il tuo “angolo nascosto” preferito di Milano.
Adoro camminare per le vie del centro e passare tra il Duomo e via Torino per finire sempre in via Cesare Correnti e sorridere davanti alle porte del Teatro Arsenale dove 30 anni fa tutto è cominciato…

 

Grazie ancora e in bocca al lupo per tutti i tuoi progetti! Complimenti dalla redazione di Flawless Milano.

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