Non solo la capitale è regno di ristoranti di alto livello. Tutta la regione del Lazio è disseminata di ristoranti stellati in grado di sedurre lo sguardo e conquistare il palato. Tante allettanti sorprese vi attendono appena superati i confini di Roma per un’avventura culinaria lungo tutta la regione che non potrà che lasciarvi più che soddisfatti.
Mettetevi in viaggio con Flawless alla scoperta dei ristoranti stellati della regione Lazio.
Il Tino
Via Monte Cadria, 127, Fiumicino (RM)
Photocredit@Ristoranteiltino
Ci troviamo a Fiumicino per entrare, virtualmente, nelle minimaliste sale de Il Tino, il ristorante stellato gourmet all’interno del cantiere navale Nautilus Marina. Ad aspettarvi, c’è il padrone di casa, lo chef Daniele Usai, e la sua gustosa proposta di mare, fatta – fra gli altri – di bruschette ai frutti di mare, tortellini alla panna e al prosciutto “di tonno” e pesce di fondale alla Diavola. Piatti che nascono dall’esigenza di rompere gli schemi e reinterpretare i classici, mantenendo, però, le radici col territorio e la stessa purezza di sapori. Missione riuscita!
Pascucci al Porticciolo
Viale Traiano, 85, Fiumicino (RM)
Lo chef Gianfranco Pascucci ai fornelli e la moglie, Vanessa Melis, in sala. È questo il cuore di Pascucci al Porticciolo, ristorante da venti coperti che è diventato una tappa fissa per tutti gli amanti del buon pesce stellato. Le pareti della piccola veranda sono arricchite dalle bottiglie che compongono la cantina del locale, mentre – quando la stagione lo permette – un dehors esterno consente di mangiare in un’oasi di pace, fra gli ovattati rumori del mare e dei pescatori. Imperdibili i gamberi al sale di Pascucci, un piatto signature nato meditando sugli incendi delle pinete costiere: lo chef riproduce quell’odore grazie alle erbe della macchia, bruciate e valorizzate da essenze di agrumi. Il manifesto di una cucina che regala emozioni.
Aminta Resort
Via Trovano, 5, Genezzano (RM)
Photocredit@Thefork
Un paradiso idilliaco che si ispira al nome del protagonista della favola pastorale di Torquato Tasso. Sviluppato su una collina da più di 2.500 piante di noci, lo stellato Aminta Resort immerge i suoi ospiti in una magnifica esperienza a contatto con la natura. Una location così green invoglia anche l’appetito: un aspetto di cui si prende cura Marco Bottega. Lo chef fa parte della terza generazione di ristoratori e, dopo aver maturato esperienze all’estero, ha preso in mano l’azienda di famiglia. I suoi piatti rappresentano un’esplosione di colori e di genuinità e si ispirano al faticoso, ma dolce, lavoro della terra.
Antonello Colonna Resort
Via di Valle Fredda, 52, Labico (RM)
Photocredit@Gnamglam
Una gemma incastonata nel cuore dei castelli romani e del parco naturale di Labico. L’Antonello Colonna Resort pone l’accento sulla qualità e ospita dodici esclusive camere con orto-giardino, piscina termale e centro benessere. Non può mancare, ovviamente, il ristorante d’autore di Antonello Colonna, una Stella Michelin. Lo chef patron si definisce un “anarchico ai fornelli” e la sua cucina vuole stravolgere regole ed etichette prestabilite. Siete pronti a lasciarvi stupire?
La Trota
Via S. Susanna, 33, Rivodutri (RI)
Photocredit@Michelinguide
Una storia che parte nel 1963, quando papà Emilio e mamma Rolanda scelgono le sponde del fiume Santa Susanna per aprire la loro trattoria. Un’eredità raccolta splendidamente dai figli, Maurizio e Sandro Serva, che ne hanno fatto un indirizzo da due Stelle Michelin. I colori della terra sabina vengono smorzati dall’elegante bianco degli arredi, mentre la cucina valorizza «gli ingredienti poveri per trasformali in un piatto notevole ». La carta abbonda dei pesci d’acqua dolce della zona, il fil rouge che lega i menu degustazione “Attraversando il lago…” e “… Arrivando al territorio”. Una perla all’interno della Riserva dei Laghi.
Danilo Ciavattini
Via delle Fabbriche, 20-22, Viterbo
Photocredit@Danilociavattini
Ci spostiamo nel centro della città medievale di Viterbo per parlare di una cucina che «racconta il mondo contadino e la campagna, perché è lì che sono cresciuto e gli sono legato». È questo il manifesto di Danilo Ciavattini, chef viterbese che ha accumulato esperienza anche a Colonia e New York e ha portato tutto a casa per aprire l’omonimo ristorante stellato. Il suo menù degustazione da cinque portate esalta i migliori prodotti della zona, a partire dalla patata (viterbese IGP) interrata fino all’agnello locale con verza brasata al succo di barbabietole. Un viaggio nel passato gastronomico di questa fantastica terra.
Casa Iozzìa
Via de la Quercia, 15/b, Vitorchiano (VT)
Photocredit@Paololanzi
Cinque tavoli per un piccolo bijoux della più autentica gastronomia. Casa Iozzìa ci accoglie come se fossimo in famiglia, mentre il rustico camino che sorveglia un angolo della sala ci fa sprofondare nelle bucoliche sensazioni della campagna viterbese. Guardando fuori dalle vetrate, però, si ha l’impressione di vedere il mare… Anzi, di sentirlo dentro ad ogni piatto. Dietro questo miracolo c’è la mano di Lorenzo Iozzia, chef originario della agrumate terre di Lentini. Il suo menu è un flashback di ricordi ed emozioni, fra lumaconi neri al ragù di triglia e pesce spada affumicato. Tutto il calore della Sicilia “trapiantato” a Viterbo per dar vita ad un ristorante che ha raggiunto il grande risultato di ottenere la tanto ambita stella.
La Parolina
Via Giacomo Leopardi, 1, Trevinano (VT)
Photocredit@Reportergourmet
La Parolina nasce – è davvero il caso di dirlo – dall’amore di Iside De Cesare e Romano Gordini, coppia di chef che, nell’incontaminata campagna di Trevinano, ha messo su famiglia e dato vita a un indirizzo stellato nel cuore della Tuscia. Il ristorante è il loro “terzo figlio”, dopo i piccoli Giacomo e Aurora, e si ispira alla più genuina valorizzazione del territorio. Proprio Trevinano, a cavallo fra tre regioni, influenza la cucina de La Parolina: si spiegano così proposte laziali come l’uovo alla carbonara, piatti toscani come i cappelletti di cinta senese o l’umbro piccione. Un crocevia del gusto in cui ritrovare sé stessi.
Essenza
Via Cavour, 38, Terracina (LT)
Photocredit@Essenza
Il nostro viaggio prosegue nella provincia di Latina, dove uno dei campioni del “buon mangiare” è Simone Nardoni, patron del ristorante stellato Essenza. I suoi piatti «diventano espressione di ciò che sono io, il cibo mi dà la possibilità di esprimermi». Proprio per questo, lo chef abolisce le regole tradizionali. Niente divisioni fra antipasti, primi e secondi, ma un menù che racconta, a mano libera, ciò che rappresenta la sua cucina. Una proposta di carne, pesce e tartufo che viene esaltata dalla straordinaria cantina della sommelier Mara Severin: oltre 650 etichette fra piccole realtà locali e il meglio di Francia, Germania e Spagna.
Acqua Pazza
Via Dietro la Chiesa, 3-4, Ponza (LT)
Photocredit@Identitàgolose
Una location unica, la splendida isola di Ponza, per un ristorante stellato l’Acqua Pazza da stropicciarsi gli occhi. Infatti, la vista è mozzafiato in questo anfiteatro sul mare da sessanta coperti. Non da meno, però, è la sofisticata cucina degli chef Gino Pesce e Patrizia Ronca, coppia nel lavoro e nella vita che predilige il pescato selvaggio, abolendo ogni tipo di prodotto d’allevamento. Il loro percorso degustazione prevede, fra le cinque portate, carpaccio di ricciola con rapa rossa, capperi e yogurt, tortelli di dentice con salsa di pomodoro cruda e pesce spada marinato alla soia con carote e semi di papavero. Il luogo ideale per coronare una vacanza da sogno.
Colline Ciociare
Via Prenestina, 23, Acuto (FR)
Photocredit@Scattidigusto
Un indirizzo che, fin dal nome, vuole valorizzare la straordinaria provincia di Frosinone. Il padrone di casa è Salvatore Tassa, chef la cui mano è guidata dai sentieri tracciati dalla natura, in una cucina che diventa emblema di contraddizione: provocare, ma allo stesso tempo piacere. Per farlo, il suo Colline Ciociare propone grandi classici, i piatti che hanno reso famoso il locale in trent’anni di storia, ma anche il percorso “Opera”, incentrato sugli ultimi esperimenti gastronomici di chef Tassa. L’Olimpo della cucina stellata, tra sostenibilità e stagionalità.